lunedì 2 luglio 2007

...ADDIO GIANNI...


Dodici rose giganti, splendide, di un bianco abbagliante ordinate in un vaso di cristallo al centro della sala è il ricordo tangibile, la bomboniera, del suo funerale. Lunedi mattina centinaia di amici affollavano il cortile di casa di Gianni delle Foglie per tributargli l'ultimo saluto, per tentare di alleviare il dolore di Ivan, il suo compagno di una vita, ventisei anni, un anno più di quelle che gli eterosessuali chiamano nozze d'argento e per cui qualche sindaco chiama gli sposi in municipio per attribuire loro un premio.
Gianni era un uomo straordinario e mi piace usare le parole della classica retorica perché sono le uniche che possono descrivere il personaggio. Gianni era il patron della Libreria Babele, la libreria gay di Milano, la prima d'Italia, fondata quando io ero solo un ragazzino, e che ha fatto da centro d'incontro della cultura milanese, da spaccio della letteratura gay quando nessuno immaginava che esistesse, ma anche da punto di accoglienza per migliaia e migliaia di ragazzini spersi che giravano in via Sammartini per delle mezz'ore prima di prendere coraggio e, con le gambe comunque tremanti, entrare in quel piccolo negozio pieno di libri che parlavano di noi.

Gianni ti capiva subito e ti accoglieva come un fratello maggiore, una battuta per rompere il ghiaccio e le gambe non tremavano più, e poi i consigli, che ci hanno seguito fino a poco tempo fa nella grandiosa libreria-galleria che ha aperto nel cuore di Milano, in Piazza Cadorna. Ogni volta che ci vedevamo in libreria mi diceva: devi leggere questo libro. E aveva ragione.

Gianni ci conosceva tutti, uno per uno, ed era gentile con tutti, perfino nel modo in cui sferzava qualcuno con una battuta sarcastica. E così tutti siamo andati a salutarlo con una cerimonia civile, nel bellissimo cortile di casa sua, dove tutto il condominio e gli amici si sono stretti attorno a Ivan come una grande famiglia, quella che hanno costruito con tanti anni di convivenza, di comunanza, di amore riconosciuto da tutti, ma non dallo Stato, non dai medici e dagli infermieri che, sebbene gentili e disponibili quando Gianni viveva le sue ultime travagliate ore, lo hanno totalmente ignorato dall'istante stesso in cui il suo amore è spirato, aggiungendo sgomento e indignazione al terribile dolore.

La musica e il suo bel canto accompagnavano le parole di ricordo degli amici, le rose praticamente coprivano il cortile, erano la sua aura ben visibile in mezzo a noi, e tutti ne abbiamo portate a casa un po' nell'illusione di portarci via un pezzettino del grande cuore di Gianni.

di Marco Volante

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