mercoledì 10 ottobre 2007

HEROES, QUANDO L`EROE E` DIVERSO. E VICEVERSA

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HEROES, QUANDO L`EROE E` DIVERSO. E VICEVERSA
(28/09/2007) È in onda da poco, ma non è passata inosservata. Anzi, è la serie del momento. Anche in Italia arriva Heroes con Milo Ventimiglia, Zachary Quinto e Hayden Panettiere.

"Ci struggiamo così tanto per cercare un senso, uno scopo ed alla fine lo troviamo solo in noi stessi. Il fondamentale bisogno umano di trovare i propri simili con cui entrare in connessione: per sapere nel profondo dei nostri cuori che non siamo soli".

Con queste parole finisce la prima stagione di ‘Heroes’ ed è con queste parole che si esplicita il senso più profondo dell’ennesimo capolavoro prodotto da quella che è davvero un’epoca d’oro per le serie tv d’oltreoceano. Da una parte ciascun ‘eroe’ non è altro che una persona normale, certo capace di volare o passare attraverso i muri, ma pur sempre un essere umano: solo, pieno di dubbi e domande irrisolte, ma che spera e ama ed è sempre in lotta con le proprie paure e i propri lati oscuri; dall’altra ciascuno è legato a tutti gli altri, ciascuno cerca appoggio, consolazione e aiuto in quelli che riconosce come i propri simili. Ciascuno inevitabilmente finisce per fare del male alle persone a cui vuole più bene.
‘Heroes’ è la storia di chi all’improvviso si scopre diverso e deve fare i conti con la propria diversità: con il sentirsi solo, con il timore di non essere accettato o peggio, di essere rifiutato.

‘Heroes’ è Claire Bennett (Hayden Panettiere), la cheerleader i cui tessuti si autorigenerano, il personaggio che vive la sua ‘anomalia’ forse con più sofferenza rispetto a tutti gli altri ma paradossalmente non può farsi del male: simbolo di tutti i teenager eternamente scissi tra la voglia di scomparire dentro una divisa che li renda uguali ai propri compagni e la difficoltà di scoprirsi unici e irripetibili.

‘Heroes’ è Hiro Nakamura (Masi Oka), nomen omen, l’impiegato della multinazionale giapponese, il più evidente collegamento con l’etica e l’estetica da comics che permea l’intera serie: è il prototipo del nerd, sa a memoria Star Trek, Guerre Stellari e qualsiasi fumetto Marvel o Dc mai editato. E’ il bambino che voleva essere un supereroe ma era solo il più sfigato della classe. Ma è anche quello che non smette mai di credere che se vuoi puoi davvero essere un supereroe, che se vuoi puoi fermare il continuum spazio-temporale con la forza del pensiero, che salvare un amico (o una cheerleader) è importante quanto salvare il mondo. Il coraggio, l’incoscienza, l’orgoglio della purezza: Hiro è la dimostrazione vivente che essere diversi è un dono da preservare e di cui essere fieri.

‘Heroes’ è Peter Petrelli (Milo Ventimiglia): il cuore e l’anima, la predestinazione e la responsabilità. Colui che lotta, sempre e a qualunque costo, se crede che la causa sia buona. L’unico a non avere mai dubbi sul dono che ha ricevuto, anzi, anche senza saperlo lo insegue. Peter è quello che non sa di saper volare e si butta comunque dal tetto di un palazzo perché sente di poterlo fare: contro tutto e tutti, contro coloro che non credono in te, contro la tua famiglia che vorrebbe normalizzarti, contro il destino che vuole il tuo sacrificio. Da un grande potere derivano grandi responsabilità, direbbe Peter Parker. E non sempre farsene carico è facile e indolore: ma questo non significa che non ci si debba provare.

'Heroes’ è Sylar (Zachary Quinto), il maledetto. Sylar in principio era Gabriel, un modesto orologiaio che voleva solo essere speciale. Gabriel è così diventato Sylar, un serial killer che “sa come funzionano le cose e le aggiusta”, comprende i meccanismi interni degli altri heroes, li uccide e si appropria dei loro poteri. In una delle ultime puntate ritorna dalla madre, stanco, disperato: “forse non devo essere speciale, forse va bene essere solo un orologiaio, non è abbastanza?” si dice. La madre di Gabriel non è d’accordo: “potresti essere di più”. La madre di Gabriel colleziona snowglobes, piccoli microcosmi perfetti e congelati, in cui ogni cosa è sempre immobile e uguale a se stessa, in cui ogni cosa funziona sempre. Al muro c’è un vecchio orologio che invece non funziona più e Gabriel vorrebbe aggiustarlo ma la madre gli dice che è vecchio e rotto e andrebbe buttato. Per Gabriel invece è un bellissimo pezzo ma, evidentemente, anche l’orologio non è abbastanza. Gabriel ridiventa così Sylar e, in quella che è una delle scene più belle dell’intera stagione, uccide la madre, conficcandole un paio di forbici nel cuore, mentre intorno a lei fiocca la neve artificiale creata dai suoi poteri: fredda, perfetta, morta, come in uno dei suoi snowglobes.

‘Heroes’ parla di supereroi e fumetti, cheerleader con i superpoteri e uomini che volano ma in realtà è uno splendido romanzo (non a caso è suddiviso in volumi) che narra dell’ansia di essere normali e della difficoltà di essere diversi, del dolore dello scoprirsi uguali a tutti gli altri che forse fa male solo quanto quello del sentirsi diversi: la solitudine del singolo che non vuole omologarsi e quella di colui che non trova i suoi simili. Insomma di eroi.
Ma in Italia abbiamo pur sempre ‘Distretto di Polizia’ e Carabinieri’.

Alessia Gargiulo

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